Consumo di alimenti ultraprocessati e declino cognitivo
In uno studio di coorte condotto su oltre 10.000 individui, un...
Consumo di alimenti ultraprocessati e declino cognitivo
In uno studio di coorte condotto su oltre 10.000 individui, un consumo più elevato di cibi ultraprocessati è risultato associato a un tasso più elevato di declino globale e delle funzioni esecutive
Sebbene il consumo di alimenti ultraprocessati risulti collegato a un rischio più elevato di malattie cardiovascolari, sindrome metabolica ed obesità, poco si conosce circa l'associazione tra il consumo di questi cibi ed il declino cognitivo. Su questo tema nuovi dati giungono dal Brazilian Longitudinal Study of Adult Health, uno studio di coorte prospettico multicentrico condotto in tre fasi successive, a distanza di circa quattro anni l’una dall’altra, dal 2008 al 2017.
Un team di ricercatori dell’Università di San Paolo ha analizzato i dati di dipendenti pubblici di età compresa tra i 35 ed i 74 anni, reclutati in sei città brasiliane (1). Dall’analisi sono stati esclusi i partecipanti che, al basale, presentavano un questionario di frequenza alimentare, dati cognitivi o covariati incompleti. Sono stati esclusi anche i partecipanti che avevano riferito un apporto calorico estremo (<600 kcal/die o >6000 kcal/die) e quelli che assumevano farmaci che potevano interferire negativamente con le prestazioni cognitive.
I principali outcomeerano rappresentati dalle variazioni delle prestazioni cognitive nel tempo, valutate attraverso il richiamo immediato e differito di parole, il riconoscimento di parole, i test di fluenza verbale fonemica e semantica, e il Trail-Making Test versione B.
Sono stati reclutati 15.105 individui e ne sono stati esclusi 4.330, lasciando 10.775 partecipanti i cui dati sono stati analizzati. L'età media (SD) al basale era di 51,6 (8,9) anni, 5.880 partecipanti (54,6%) erano donne, 5.723 (53,1%) erano bianchi e 6.106 (56,6%) avevano almeno una laurea. Durante un follow-up mediano (range) di 8 (6-10) anni, i soggetti con un consumo di alimenti ultraprocessati superiore al primo quartile hanno mostrato un tasso di declino cognitivo globale più rapido del 28% (β = -0,004; 95% CI, da -0,006 a -0,001; P = .003) e un tasso di declino delle funzioni esecutive più rapido del 25% (β = -0,003, 95% CI, da -0,005 a 0,000; P = .01) rispetto a quelli nel primo quartile.
Le conclusioni mostrano che una percentuale maggiore di consumo energetico giornaliero di alimenti ultraprocessati è risultata associata al declino cognitivo tra gli adulti di un campione etnicamente diverso. Questi risultati supportano le attuali raccomandazioni di salute pubblica sulla limitazione del consumo di alimenti ultraprocessati a causa del loro potenziale danno alla funzione cognitiva.
1. Gonçalves NG, Ferreira NV, Khandpur N, et al. Association Between Consumption of Ultraprocessed Foods and Cognitive Decline. JAMA Neurol. 2022 Dec 5. doi: 10.1001/jamaneurol.2022.4397. Online ahead of print.
Sebbene il consumo di alimenti ultraprocessati risulti collegato a un rischio più elevato di malattie cardiovascolari, sindrome metabolica ed obesità, poco si conosce circa l'associazione tra il consumo di questi cibi ed il declino cognitivo. Su questo tema nuovi dati giungono dal Brazilian Longitudinal Study of Adult Health, uno studio di coorte prospettico multicentrico condotto in tre fasi successive, a distanza di circa quattro anni l’una dall’altra, dal 2008 al 2017.
Un team di ricercatori dell’Università di San Paolo ha analizzato i dati di dipendenti pubblici di età compresa tra i 35 ed i 74 anni, reclutati in sei città brasiliane (1). Dall’analisi sono stati esclusi i partecipanti che, al basale, presentavano un questionario di frequenza alimentare, dati cognitivi o covariati incompleti. Sono stati esclusi anche i partecipanti che avevano riferito un apporto calorico estremo (<600 kcal/die o >6000 kcal/die) e quelli che assumevano farmaci che potevano interferire negativamente con le prestazioni cognitive.
I principali outcomeerano rappresentati dalle variazioni delle prestazioni cognitive nel tempo, valutate attraverso il richiamo immediato e differito di parole, il riconoscimento di parole, i test di fluenza verbale fonemica e semantica, e il Trail-Making Test versione B.
Sono stati reclutati 15.105 individui e ne sono stati esclusi 4.330, lasciando 10.775 partecipanti i cui dati sono stati analizzati. L'età media (SD) al basale era di 51,6 (8,9) anni, 5.880 partecipanti (54,6%) erano donne, 5.723 (53,1%) erano bianchi e 6.106 (56,6%) avevano almeno una laurea. Durante un follow-up mediano (range) di 8 (6-10) anni, i soggetti con un consumo di alimenti ultraprocessati superiore al primo quartile hanno mostrato un tasso di declino cognitivo globale più rapido del 28% (β = -0,004; 95% CI, da -0,006 a -0,001; P = .003) e un tasso di declino delle funzioni esecutive più rapido del 25% (β = -0,003, 95% CI, da -0,005 a 0,000; P = .01) rispetto a quelli nel primo quartile.
Le conclusioni mostrano che una percentuale maggiore di consumo energetico giornaliero di alimenti ultraprocessati è risultata associata al declino cognitivo tra gli adulti di un campione etnicamente diverso. Questi risultati supportano le attuali raccomandazioni di salute pubblica sulla limitazione del consumo di alimenti ultraprocessati a causa del loro potenziale danno alla funzione cognitiva.
1. Gonçalves NG, Ferreira NV, Khandpur N, et al. Association Between Consumption of Ultraprocessed Foods and Cognitive Decline. JAMA Neurol. 2022 Dec 5. doi: 10.1001/jamaneurol.2022.4397. Online ahead of print.
Ultimo aggiornamento: 12 Gennaio 2024