Abbiamo imparato a trattare i pazienti ed è stato fatto un grande lavoro in termini di preparedness, ma il territorio non è del tutto pronto: fondamentale effettuare i test a tutte le persone con un’infezione respiratoria cercando, al contempo, di portare il minor numero di pazienti negli ospedali.
Le epidemie accompagnano l’uomo fin dalla sua comparsa sulla terra e hanno cambiato il corso della storia. Nel passato l’umanità ha affrontato epidemie molto gravi e probabilmente supererà anche questa. Il COVID-19 ha però segnato la vita di tutti noi creando una spaccatura tra il prima ed il dopo.
Nel libro Cosa sarà (1) Giuseppe Ippolito e Salvatore Curiale immaginano quali potranno essere alcuni nuovi scenari: la salute, il lavoro, la comunicazione, gli equilibri politici internazionali. I grandi problemi dell’umanità devono essere affrontati con un approccio globale, ma il cambiamento può e deve venire anche dal basso, dalla consapevolezza che siamo tutti sulla stessa barca e che nessuno può salvarsi da solo.
A pochi giorni dall’apertura della scuola e con la stagione autunnale alle porte abbiamo raggiunto Giuseppe Ippolito, direttore scientifico dell’Istituto nazionale per le malattie infettive Lazzaro Spallanzani di Roma, per chiedergli se siamo preparati ad affrontare in modo adeguato questa nuova fase.
“All’inizio della pandemia non ci aspettavamo tanti morti, soprattutto nei Paesi occidentali. Oggi abbiamo imparato a trattare i pazienti e sicuramente è stato fatto un grande lavoro in termini di preparedness. La sanità pubblica ha fatto miracoli, anche se non sono convinto che il territorio sia del tutto pronto. In autunno servirà essere preparati per evitare nuove emergenze, per questo sarà fondamentale effettuare i test a tutte le persone con un’infezione respiratoria cercando, al contempo, di portare il minor numero di pazienti negli ospedali. Bisogna rafforzare la sanità territoriale, facendo chiarezza su ruoli, funzioni e compiti dei medici che lavorano sul territorio. I medici di medicina generale (MMG) ed i pediatri di libera scelta dovranno avere un ruolo centrale, tornando a visitare le persone e facendo i tamponi sia attraverso i drive-in che con percorso domiciliare. Gli MMG devono quindi tornare ad essere il primo riferimento, fondamentale per garantire la continuità della cura ed il monitoraggio necessario. Nell’immediato futuro sarà fondamentale il loro impegno nel garantire l’assistenza primaria, la presa in carico, il contatto con gli ospedali e con i dipartimenti di prevenzione. Per evitare il sovraffollamento dei pronti soccorsi è pertanto necessario un nuovo modello di coinvolgimento degli MMG nella presa in carico dei pazienti, in particolare di quelli con infezioni respiratorie, il cui numero sarà certamente destinato ad aumentare nella stagione invernale.”
Ultimo aggiornamento: 23 Settembre 2022
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