Nei primi quindici mesi di applicazione della nota si registra un’importante diminuzione dei consumi e della spesa rispetto ai periodi precedenti: è tuttavia bene ricordare che nella prevenzione e trattamento della carenza di vitamina D la rimborsabilità non dovrebbe costituire un fattore condizionante la terapia, anche in considerazione del costo irrisorio dei farmaci di prima linea.
Nei primi quindici mesi di applicazione della Nota 96 (novembre 2019 – gennaio 2021) si registra complessivamente una diminuzione dei consumi e della spesa dei farmaci in nota di quasi il 30% (oltre 117 milioni in termini assoluti) rispetto ai periodi precedenti sia in termini di confezioni erogate sia di spesa sostenuta dal Servizio Sanitario Nazionale (SSN), con un risparmio medio mensile di circa 7,8 milioni di euro.
È quanto emerge dal monitoraggio realizzato dall’Agenzia Italiana del Farmaco (AIFA) per verificare gli effetti dell'applicazione della Nota 96, attraverso l'analisi dei dati nazionali e regionali.
La Nota AIFA 96, relativa alla prescrizione a carico del SSN dei farmaci indicati per la prevenzione ed il trattamento della carenza di vitamina D, identifica alcuni soggetti nei quali è possibile fare una supplementazione senza la necessità di avere una valutazione del dosaggio di 25(OH)D.
Si tratta di persone istituzionalizzate, donne in gravidanza o in allattamento, e persone affette da osteoporosi da qualsiasi causa o da osteopatie accertate che non sono candidate a terapia remineralizzante con i farmaci inclusi nella Nota 79.
È tuttavia bene ricordare che nella prevenzione e trattamento della carenza di vitamina D la rimborsabilità non dovrebbe comunque costituire un fattore condizionante la terapia, tanto più in considerazione anche del costo irrisorio dei farmaci di prima linea.
Tali dati invitano a riflettere circa il fatto che la Nota 96 non va pertanto considerata un’indicazione, ma un sistema di rimborsabilità: di fronte ad un paziente che necessita di una supplementazione di vitamina D è compito dell’MMG convincerlo della necessità di iniziare la terapia indipendentemente dalla rimborsabilità. Tale azione di convincimento è possibile nell’ambito di una comunicazione diretta tra medico e paziente, impostata sulla fiducia ed in grado di costituire una vera e propria alleanza terapeutica, che è condizione essenziale per l’avvio e lo sviluppo di un percorso di cura efficace.
Da quando è comparsa la pandemia da COVID-19 la continuità terapeutica di molte patologie croniche e, in generale, i controlli di salute e gli interventi preventivi sono stati messi sotto attacco. L’osteoporosi rappresenta il paradigma perfetto della patologia cronica silente: a lungo asintomatica, quando si verifica una frattura l’impatto clinico è molto spesso significativo sulla qualità di vita del paziente, come pure lo è l’impatto economico.
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Ultimo aggiornamento: 23 Settembre 2022
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